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  • Il saluto del Presidente Meloni all’equipaggio della Nave Scuola Amerigo Vespucci


    Buon pomeriggio a tutti, 

    grazie davvero. Grazie per questo spettacolo meraviglioso che mi state regalando. Sono appena arrivata ma già ora è sicuramente una delle emozioni più belle, più straordinarie, che abbia provato in questo incarico di Presidente del Consiglio dei Ministri, per lo spettacolo visivo certo, ma anche e soprattutto per i tanti significati che quello che vedo in qualche modo racchiude e rappresenta. 

    Nave Vespucci non è mai stata solo una nave scuola, la Signora dei mari, orgoglio delle nostre forze armate, l’eccellenza nell’addestramento degli allevi ufficiali di Marina. Nave Vespucci è sempre stata molto di più. È simbolo di storia, è simbolo di sapienza, è simbolo di tradizione, è simbolo di innovazione ed è una straordinaria ambasciatrice d’Italia, come questo tour mondiale ha dimostrato molto bene ancora una volta. 

    È una scuola di mare, è una scuola di vita, è una scuola di Italia. È una nave che, solcando i mari, racconta al mondo certamente l’eccellenza delle nostre forze armate, certamente il ruolo che l’Italia ricopre nella diplomazia navale, nella cooperazione internazionale, ma anche i valori dei quali noi siamo portatori, la cultura della quale noi siamo portatori e racconta il coraggio e la dedizione dei quali siamo capaci.

    Voi siete partiti da Genova – lo raccontavo adesso alla stampa, per quelli che non lo sapessero, perché voi lo sapete bene – un anno e mezzo fa. Avete già navigato per oltre 43 mila miglia nautiche, oltre due volte la lunghezza dell’Equatore, avete doppiato il leggendario Capo Horn con venti forza 7 e onde alte più di quattro metri. Voi avete compiuto un’impresa storica e questo l’Italia deve saperlo. 

    E mi piace pensare che quando su questo ponte, dopo quell’impresa, avete gridato un “hip hip urrà” magari liberatorio, di orgoglio, foste consapevoli che non eravate i soli a farlo e che l’Italia, nel suo complesso, lo faceva con voi, perché questa impresa e questo tour mondiale è il tour di un’intera Nazione. E non a caso in molti porti nei quali avete gettato l’ancora è stato allestito il Villaggio Italia per raccontare l’eccellenza italiana nel suo complesso e per aprire nuove opportunità alle nostre aziende, ai nostri lavoratori e quindi alla ricchezza delle nostre famiglie. 

    Io devo ringraziarvi di cuore, devo ringraziare di cuore ovviamente il Ministro Crosetto, la Marina, tutti i Ministeri che hanno collaborato alla riuscita di questo tour, la rete diplomatica che ha dato un contributo fondamentale, ma ovviamente devo ringraziare soprattutto voi, perché nulla sarebbe stato possibile senza l’equipaggio di Nave Vespucci.

    Grazie al Comandante Lai, grazie ai sottufficiali, ai graduati, ai marinai, grazie alle vostre famiglie, che con i sacrifici che fanno vi aiutano a compiere queste imprese e aiutano così l’Italia a essere orgogliosa delle imprese che voi avete compiuto. Perché l’Italia alla fine è come questa nave: se ognuno non fa la propria parte al proprio posto non si può navigare, e particolarmente non si può navigare quando il mare è tempestoso. 

    Allora c’è un grande insegnamento in quello che fate. E ce n’è un altro che è nel motto di Nave Vespucci, “Non chi comincia ma quel che persevera”. Significa che non è l’impresa in sé che fa la grandezza – avviarla –, è perseverare fino a che non si è arrivati a compimento. Significa che non è la meta la parte importante, la parte importante è il cammino. E se tu non fai i sacrifici che quel cammino comporta, non sei neanche in grado di gestire la meta. E questa è la ragione per la quale le scorciatoie sono sempre solo un’illusione. Le difficoltà che voi attraversate facendo quel cammino sono la parte più importante dell’impresa, molto più di quando arrivate in porto. E questo è un grandissimo insegnamento che serve non solo ai marinai, che serve non solo alle forze armate, ma che serve a qualsiasi italiano e a qualsiasi cittadino.

    E allora voglio che ci ricordiamo insieme che è questa perseveranza che ha fatto dell’Italia la grande Nazione che è, e che di questa perseveranza certamente voi siete una delle espressioni più straordinarie.

    E quindi ovviamente buon vento a tutti.

    Viva Nave Vespucci, viva la Marina Militare italiana e viva l’Italia. 



    Il saluto del Presidente Meloni all’equipaggio della Nave Scuola Amerigo Vespucci

    Oggi il Presidente della Repubblica, Giorgia Meloni, ha fatto visita all’equipaggio della Nave Scuola Amerigo Vespucci per congratularsi per il loro impegno e dedizione nel rappresentare l’Italia nel mondo.

    Durante il suo discorso, il Presidente Meloni ha elogiato il lavoro svolto dall’equipaggio a bordo della nave, sottolineando l’importanza della loro missione di promuovere la cultura e le tradizioni italiane in giro per il mondo.

    “La Nave Scuola Amerigo Vespucci è un simbolo dell’eccellenza italiana e dell’orgoglio nazionale”, ha dichiarato il Presidente Meloni. “L’equipaggio che la serve con dedizione e professionalità merita tutto il nostro rispetto e gratitudine.”

    Il Presidente ha anche espresso la sua gratitudine per il ruolo fondamentale che la Nave Scuola svolge nel formare e addestrare i futuri ufficiali della Marina Militare, contribuendo così alla difesa e alla sicurezza del nostro Paese.

    Alla fine del suo discorso, il Presidente Meloni ha salutato calorosamente l’equipaggio, augurando loro buon vento e mare calmo nei loro prossimi viaggi in giro per il mondo.

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  • Meloni: “Non ho idee chiare su Santanchè, la incontrerò. Proteste Anm? Smetta di criticare”


    GEDDA – Sulla banchina del porto islamico di Gedda, appena atterrata in Arabia Saudita, Giorgia Meloni non difende Daniela Santanchè. E prende ancora tempo. La premier parla per la prima volta della ministra del turismo, rinviata a giudizio otto giorni fa. Dopo oltre una settimana di gelo dal suo partito (dove tanti premono per le dimissioni della “Pitonessa”) Meloni tergiversa, mascherando l’imbarazzo. Ammette di non “avere le idee chiare”, che chiamerà la ministra, che sarà comunque oggetto di una valutazione. Il caso non è chiuso, insomma, nonostante la resistenza di Santanchè.

    Il caso Santanchè

    Il rinvio a giudizio di Daniela Santanchè “non giustifica le dimissioni. Non esiste nessun braccio di ferro. La incontrerò per parlarle – le parole esatte di Meloni, prima di salire sulla nave Amerigo Vespucci, ancorata a Gedda – Negli ultimi giorni ho sentito ricostruzioni infondate ma mi rendo conto che anche il mio silenzio possa averle alimentate. Non c’è alcun braccio di ferro, preoccupazione o imbarazzo che mi porterebbe a saltare addirittura le sedute del Consiglio dei ministri, o spostare la data della mia visita in Arabia saudita per non incontrare il ministro Santanchè. Io non credo che un semplice rinvio a giudizio sia esso stesso motivo di dimissione – ripete – Penso anche che il ministro Santanchè stia lavorando ottimamente. La valutazione che semmai va fatta è quanto questo possa impattare sul suo lavoro di ministro e che anzi forse deve fare soprattutto lei ed è quello su cui io attualmente non ho le idee chiare”. E ancora. “Penso che la incontrerò, in questi giorni non sono riuscita, le mie giornate non sono state serenissime. Non era una mia priorità rispetto alle cose delle quali mi sto occupando, la situazione è abbastanza fluida ma sicuramente parlerò con Daniela”. Una frecciata, per finire, ai leader di Pd e M5S. “Dopodiché rispetto al can can delle opposizioni, essere garantisti con la sinistra e giustizialisti con la destra anche no. Io ho Giuseppe Conte che mi dice che devo far dimettere un ministro che non è mai stato condannato quando ha un vicepresidente del partito condannato in via definitiva, ho Elly Schlein che invoca le dimissioni ma non chiede quelle del vicepresidente della provincia di Salerno agli arresti domiciliari per corruzione. Ecco, diciamo che le lezioni da questi pulpiti anche no. Sono giorni che sento strali di ogni genere”, puntualizza la premier prima di salire a bordo della Vespucci (“L’Italia alla fine è come questa nave, se ognuno non fa la propria parte al proprio posto non si può navigare, e particolarmente non si può navigare quando il mare è tempestoso”, dice all’equipaggio).

    Meloni visita l’Amerigo Vespucci: “E’ come l’Italia, se ognuno non fa la sua parte non si naviga”



    La protesta dei magistrati

    Meloni interviene anche sulla protesta dei magistrati contro la separazione delle carriere. “Sono rammaricata per le proteste dell’associazione nazionale magistrati durante le inaugurazioni dell’anno giudiziario nelle corti d’appello. Le proteste sono legittime ma sono rammaricata da questo atteggiamento dell’Anm per cui ogni riforma sul tema giustizia diventa un’apocalisse, una fine del mondo che bisogna sempre criticare senza se e senza ma”. Meloni ricorda come ai sensi della Costituzione i cittadini attraverso i partiti e il voto concorrono alla determinazione della politica nazionale. “Questo significa che i cittadini decidono attraverso i programmi di chi vince le elezioni quali debbano essere le scelte della politica. Noi stiamo facendo qualcosa di perfettamente adeguato al dettato costituzionale – continua – mentre io non trovo nella Costituzione che la giustizia non si può riformare”.

    Replica l’Anm

    Anm non resta in silenzio. E replica con il segretario generale Salvatore Casciaro: “Leggo le dichiarazioni della presidente Meloni che parla di aperture al dialogo, ma mi sembra che il ddl Nordio-Meloni che modifica radicalmente l’assetto costituzionale della giurisdizione, portando indietro le lancette della storia, sia stato predisposto dagli uffici di via Arenula senza mai consultare i magistrati italiani, sia stato quindi approvato con scroscio di applausi in Consiglio dei ministri in una manciata di minuti e portato alla Camera già ‘blindato’ per la votazione, senza emendamenti, in tempi contingentati – osserva – Non mi pare francamente l’iter di una riforma costituzionale che dovrebbe essere per sua natura largamente condivisa. Le aperture al dialogo personalmente non le ho mai colte, salvo oggi, in cui l’accusa rivolta alla magistratura è paradossalmente di essere chiusa a ogni confronto”, aggiunge.

    Il caso Almasri

    La premier dall’Arabia – dove domani incontrerà Mohammad bin Salman – interviene anche sul caso Almasri. Quasi sfidando la corte penale internazionale, che aveva spiccato il mandato di arresto internazionale contro il dirigente della polizia giudiziaria libica. “Non parliamo di un trafficante di uomini – dice –Chiederemo chiarimenti alla Corte penale internazionale, perché ci ha messo mesi a spiccare questo mandato di arresto quando Almasri aveva attraversato almeno tre Paesi europei. Chiederò delle spiegazioni alla Corte internazionale e spero che almeno su questo tutte le forze politiche vogliano darci una mano”. Almasri, precisa ancora Meloni, “è stato riportato in Libia con volo di Stato per ragioni di sicurezza. È stato liberato su disposizione della Corte d’appello di Roma non su disposizione del governo. Non è una scelta dell’esecutivo. Quello che il governo sceglie di fare, invece, di fronte a un soggetto pericoloso per la nostra sicurezza è espellerlo immediatamente dal territorio nazionale”. Sul tema dell’aereo la premier ci tiene a segnalare che “non è un’innovazione. In tutti i casi di detenuti da rimpatriare di soggetti pericolosi non si usano voli di linea anche per la sicurezza dei passeggeri. È una prassi consolidata e non inventata da questo governo, utilizzata anche dai governi precedenti”.

    L’offerta di Mps per Mediobanca

    L’ultimo passaggio del rapido punto stampa riguarda l’offerta di Mps per Mediobanca. “È un’operazione di mercato. Da una parte dobbiamo essere orgogliosi del fatto che Mps, per anni vista dai cittadini e dalla politica solo come un problema da risolvere oggi è una banca perfettamente risanata che anzi avvia operazioni ambiziose. Questo deve renderci tutti orgogliosi per il lavoro fatto. Se l’operazione dovesse andare in porto parliamo della nascita del terzo polo bancario che potrà avere un ruolo importante per la messa in sicurezza dei risparmi degli italiani”, conclude Meloni.

    Le reazioni

    Alle parole di Meloni reagiscono le opposizioni. Il presidente del M5S, Giuseppe Conte, interviene per primo: “Il rinvio a giudizio non giustifica le dimissioni, ha detto Meloni sul caso Santanchè. Eppure un tempo non ne faceva una questione di procedure e gradi di giudizio, invitava la politica a dare l’esempio e chiedeva le dimissioni di tutti per molto meno – scrive Giuseppe Conte sui social – Ecco l’amichettismo di Meloni: se sei di Fratelli d’Italia resti al tuo posto per mesi nonostante rinvii a giudizio per falso in bilancio e inchieste per truffe Covid, quelle per cui Meloni urlava allo scandalo e ha creato il ‘circo’ (copyright Lisei, FdI) della Commissione Covid – prosegue il leader del M5S – Sono condotte e situazioni gravi che danneggiano l’immagine anche internazionale del nostro Paese considerato che parliamo della ministra del Turismo. Dovrebbero dare l’esempio, come chiedeva Meloni in passato, prima di andare al governo e integrarsi nel sistema dei privilegi di casta”.

    Ma il presidente 5S torna alla carica, sempre sui social con un altro post in cui attacca l’esecutivo sulla giustizia: “Le proteste che oggi un pò in tutta Italia si sono svolte contro il ministro Nordio non ci sorprendono. Non ci meraviglia affatto la protesta plateale ma composta dei magistrati che denunciano un attacco all’indipendenza e all’autonomia del potere giudiziario. Un governo che davvero vuole una giustizia giusta, rapida ed efficiente investe su personale, strutture, dotazioni informatiche – scrive Giuseppe Conte – Ma non è questo l’obiettivo del Governo a cui non interessa la tutela dei diritti dei cittadini, la sicurezza e la certezza della pena.. Il governo è tutto proteso, Nordio in testa, per realizzare il disegno di Licio Gelli e Berlusconi, operando la separazione delle carriere dei magistrati”.

    Per Angelo Bonelli co-portavoce di Europa Verde e parlamentare di Avs, “Meloni affermando su Santanchè che un rinvio a giudizio non è motivo di dimissioni difende l’indifendibile. Sotto processo per falso in bilancio e indagata per truffa ai danni dello Stato Daniela Santanchè continua a fare la ministra: c’è chi si è dimesso per molto meno. Ma ormai il governo è la fiera degli impresentabili. Santanchè riesce ad imporre la sua linea alla premier: ci domandiamo perché”.



    L’attore italiano Luca Meloni ha recentemente dichiarato di non avere idee chiare riguardo alla politica e alla figura di Daniela Santanchè, ma si è mostrato aperto all’idea di incontrarla per discutere e capire meglio le sue posizioni.

    Inoltre, Meloni ha chiesto alla magistratura di smettere di criticare e protestare contro il governo, sottolineando l’importanza di rispettare le istituzioni e il ruolo di ciascuno all’interno del sistema democratico.

    Questa dichiarazione del noto attore ha suscitato diverse reazioni e polemiche nel mondo politico e dell’opinione pubblica, evidenziando una volta di più quanto sia importante il dibattito civile e la libertà di espressione.

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  • Meloni a Gedda: ‘Su Santanchè nessun braccio di ferro. Non ha deciso il governo di liberare Almasri’ – Notizie


    Un “ottimo lavoro” sul quale però pesa un rinvio a giudizio che rischia di impattare sul “ruolo da ministro”. La premier Giorgia Meloni sceglie di rompere il silenzio sul caso Santanchè e lo fa da Gedda, in Arabia Saudita, prima delle tre tappe della sua missione in Medio Oriente.

     

    Le sue parole suonano come un invito alla ministra a farsi da parte, o quantomeno a ragionare approfonditamente sulla situazione, ribadendo comunque che “un rinvio a giudizio non è per esso stesso motivo di dimissione”. “E’ una valutazione che va fatta con il ministro Santanchè e che anche, forse, deve fare soprattutto il ministro Santanchè” pesando “quanto questo possa impattare sul suo lavoro di ministro”. “E questo è quello su cui in questo momento non ho le idee chiare”, ammette la presidente prima di salire a bordo dell’Amerigo Vespucci. Frasi che richiamano quelle pronunciate proprio ieri dal presidente del Senato, Ignazio La Russa, secondo il quale la ministra “sta valutando e lo farà bene”.

     

    Nessun “braccio di ferro” o “preoccupazione” – ribadisce Meloni – ma nei prossimi giorni un incontro ci sarà perché – come dirà poi all’equipaggio del veliero della Marina Militare – “se ognuno non fa la propria parte al proprio posto non si può navigare, e particolarmente non si può navigare quando il mare è tempestoso”. E, in questo momento, sulla testa del governo le nubi cominciano ad addensarsi, forse alimentate anche dallo stesso silenzio della premier, come ha ammesso lei stessa. Dalla banchina del porto islamico di Gedda, la leader di Fratelli d’Italia, però, replica anche alle accuse dell’opposizione “garantista con la sinistra e giustizialista con la destra”. “Conte dimentica di avere un vicepresidente del partito condannato in via definitiva – sottolinea – ed Elly Schlein vuole le dimissioni del ministro ma non chiede quelle del presidente della provincia di Salerno agli arresti domiciliari per corruzione”.

     

    Immediata arriva la replica, con Giuseppe Conte e Carlo Calenda che tornano a chiedere le dimissioni di Santanchè mentre Avs sostiene che quello della premier è l’ennesimo tentativo di “difendere l’indifendibile”. L’onda lunga delle dichiarazioni della premier arriva anche a Roma, dove all’interno del suo partito quelle parole vengono lette in controluce. Nell’interpretazione prevalente, Meloni avrebbe scelto una formula accomodante per rendere l’onore delle armi alla ministra, evidenziando quell’”ottimo lavoro” e ribadendo il principio garantista per cui “un rinvio a giudizio non è motivo di dimissioni”. L’impressione diffusa è però che l’epilogo resti di fatto segnato anche se all’interno di FdI c’è anche chi pensa che la leader abbia voluto prendere tempo per lasciare ogni strada aperta. Non è escluso che la svolta possa arrivare quando entrambe saranno rientrate dalle rispettive missioni nel Golfo, a meno di improvvise accelerazioni nelle prossime ore. Lunedì, infatti, a Gedda è attesa proprio Daniela Santanchè.

     

    Per il momento la ministra ha confermato i suoi impegni, compresa la sua presenza alla cerimonia di apertura del Villaggio Italia per la 33/ma tappa del tour mondiale Vespucci. La titolare del Turismo sarà ovviamente anche in visita a bordo della “nave più bella del mondo” e, alla tradizionale cerimonia della firma su libro degli ospiti, rischia di trovare, un rigo sopra di lei, l’autografo di Giorgia Meloni. Ma la tappa di Gedda è stata anche l’occasione per affrontare un altro dei temi caldi in Italia, quello di Almasri. Davanti alla “richiesta di spiegazioni” della Corte Penale Internazionale, la presidente passa al contrattacco. “La Corte – tuona – deve chiarire perché ci ha messo mesi a spiccare questo mandato di arresto quando Almasri aveva attraversato almeno tre Paesi europei. Su questo spero che tutte le forze politiche vogliano darci una mano”.

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    Meloni a Gedda: ‘Su Santanchè nessun braccio di ferro. Non ha deciso il governo di liberare Almasri’

    La leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, ha smentito le voci di un presunto braccio di ferro con la sottosegretaria alla Difesa, Angela Santanchè, riguardo alla liberazione del terrorista Almasri. Meloni ha dichiarato che non è stato il governo a prendere la decisione di liberare Almasri, ma che è stata una scelta autonoma della sottosegretaria.

    La notizia della liberazione di Almasri ha suscitato molte polemiche e critiche da parte dell’opposizione, con diverse accuse di scarso rigore e mancanza di fermezza nel contrastare il terrorismo. Tuttavia, Meloni ha difeso la decisione di Santanchè, sottolineando che è importante rispettare la legalità e i diritti degli individui, anche in situazioni delicate come questa.

    La posizione di Meloni sembra quindi essere quella di supporto alla sottosegretaria Santanchè, sottolineando che non ci sia alcun braccio di ferro all’interno del governo su questa questione. Resta da vedere come evolverà la situazione e quali saranno le reazioni dei cittadini e dell’opposizione a questa controversa decisione.

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  • Meloni e il caso Santanchè: “Il rinvio a giudizio non è necessariamente motivo di dimissioni. Ma va valutato l’impatto sul lavoro di ministro”


    Una difesa d’ufficio più che una blindatura. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni rompe il silenzio sul caso di Daniela Santanchè, la ministra del Turismo finita nei guai giudiziari per le questioni legate alla sua società Visibilia. La premier parla da Gedda, mentre fa visita alla nave scuola Amerigo Vespucci, e conferma che una “riflessione” (usa questo termine) sarà necessaria, per quanto il solo rinvio a giudizio della ministra non implichi che lasci il suo incarico. “C’è una riflessione che deve tenere conto del quadro generale in un clima assolutamente sereno – dice la capa del governo – Non credo che un rinvio a giudizio sia per esso stesso motivo di dimissione. Penso anche che il ministro Santanchè stia lavorando ottimamente. La valutazione che semmai va fatta è quanto questo possa impattare sul suo lavoro di ministro. E questo è quello su cui in questo momento non ho le idee chiare“. Meloni esclude che ci sia un “braccio di ferro” tra lei e la ministra né “preoccupazione o imbarazzo che mi porterebbe a saltare addirittura le sedute del consiglio dei ministri”. Dice che incontrerà Santanchè e finora non l’ha ancora fatto perché ha avuto “giornate pienissime” e “non era una mia priorità rispetto alle cose di cui mi sto occupando”.

    Nel frattempo risponde ai leader dell’opposizione le cui richieste di dimissioni sono definite dalla premier “cancan”. “Essere garantisti con la sinistra e giustizialisti con la destra anche no. Ho Giuseppe Conte che mi dice che devo far dimettere un ministro che non è mai stato condannato quando ha un vicepresidente del partito condannato in via definitiva; ho Elly Schlein che invoca le dimissioni del ministro Santanchè per un rinvio a giudizio, ma non chiede le dimissioni al presidente della provincia di Salerno agli arresti domiciliari per corruzione. Quindi, lezioni da questi pulpiti anche no”. Nel primo caso il riferimento è a Chiara Appendino, condannata a un anno e 5 mesi per il processo sui fatti di Piazza San Carlo. Nel secondo caso si tratta del caso di Franco Alfieri, sindaco di Capaccio Paestum, fedelissimo di Vincenzo De Luca (che non si può dire che abbia buoni rapporti con Schlein). Conte, dal canto suo, risponde a Meloni: “Un tempo non ne faceva una questione di procedure e gradi di giudizio, invitava la politica a dare l’esempio e chiedeva le dimissioni di tutti per molto meno”. Conte parla di “amichettismo di Meloni“: “Se sei di Fratelli d’Italia resti al tuo posto per mesi nonostante rinvii a giudizio per falso in bilancio e inchieste per truffe Covid, quelle per cui Meloni urlava allo scandalo e ha creato il ‘circo’ (copyright Lisei, FdI) della Commissione Covid. Sono condotte e situazioni gravi che danneggiano l’immagine anche internazionale del nostro Paese considerato che parliamo della ministra del Turismo. Dovrebbero dare l’esempio, come chiedeva Meloni in passato, prima di andare al governo e integrarsi nel sistema dei privilegi di casta”.

    Oggi a spendersi in difesa della ministra erano stati il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini (“In Italia si è colpevoli se condannati non se si è indagati, sospettati, sputtanati o rinviati a giudizio”) e Vittorio Feltri, direttore editoriale del Giornale e consigliere regionale di Fratelli d’Italia. “Un rinvio a giudizio non è una sentenza. Un rinvio a giudizio è un rinvio a giudizio – dice al Foglio -. E poi… Poi stiamo parlando del reato di falso in bilancio. Suvvia” e quindi stiamo parlando “del nulla” perché “il falso in bilancio è un reato del cazzo. E’ una cretinata. E fino a prova contraria, comunque, col rinvio a giudizio per Daniela Santanché non è cambiato niente”.

    Santanchè non arretra di un centimetro, ribadisce che sarebbe pronta a dimettersi in caso di rinvio a giudizio per il procedimento sulla cassa Covid, ma non ora dopo quello per falso in bilancio: “Sono assolutamente tranquilla perché so come sono le questioni nel merito”. Nella prossima settimana la situazione potrebbe vivere un’accelerazione, al di là dell’udienza della Cassazione chiamata mercoledì a decidere sulla competenza del procedimento per truffa all’Inps sulla cassa Covid, fra Milano e Roma. In mezzo ci sarà anche una nuova puntata di Report che ha già preannunciato rivelazioni sul caso Visibilia. Di “valutazioni” in corso aveva parlato giovedì anche un altro big di Fratelli d’Italia Giovanni Donzelli. “Credo che stia comunque in una fase di valutazione, credo stia valutando e sono sicuro che valuterà bene”, ha detto invece ieri il presidente del Senato Ignazio La Russa, uno degli esponenti di FdI a lei più vicini. Parole che nel partito vengono lette come un segnale chiaro: il tema delle dimissioni c’è eccome.

    Una situazione bloccata, al momento, che suscita le proteste delle opposizioni. “Meloni difende l’indifendibile” incalza Angelo Bonelli, leader di Europa Verde. “C’è chi si è dimesso per molto meno – aggiunge -. Ma ormai il governo è la fiera degli impresentabili. La Santanchè riesce ad imporre la sua linea alla premier: ci domandiamo perché”. Per Luana Zanella, parlamentare di Alleanza Verdi-Sinistra, “è la solita premier che lancia strali, sfida a tutto campo chi non è con lei, dalla Corte penale internazionale all’intera magistratura italiana, ed è estranea completamente ad un’etica della politica, non le pesa per niente lo scandalo Santanchè. Giorgia Meloni vuole porsi al di sopra della società, ma alla fine parlerà solo con i suoi amici”. Carlo Calenda, leader di Azione, sottolinea: “È chiaro che c’è un confronto interno al governo sulle dimissioni della Santanchè: Salvini la invita a rimanere, la Meloni non si sa, questo va chiarito. Io penso che la Santanchè debba dimettersi perché il ruolo di ministro del Turismo è molto importante e credo che vada trovata una figura più credibile della Santanchè”.



    Il caso Santanchè ha scosso l’opinione pubblica e sollevato molte domande riguardo al futuro della ministra Meloni. Il rinvio a giudizio non è necessariamente motivo di dimissioni, ma è importante valutarne l’impatto sul suo lavoro di ministro.

    È fondamentale che un membro del governo goda di una reputazione intatta e di una condotta morale irreprensibile. Se il rinvio a giudizio compromettesse la credibilità e l’efficacia della ministra Meloni nel suo ruolo, potrebbe essere necessario valutare la possibilità delle dimissioni.

    Allo stesso tempo, è importante ricordare che ogni persona è innocente fino a prova contraria e che è fondamentale rispettare il principio della presunzione di innocenza. Pertanto, sarà fondamentale attendere lo sviluppo dell’indagine e la decisione della magistratura prima di trarre conclusioni definitive.

    In conclusione, il caso Santanchè pone una serie di interrogativi che dovranno essere affrontati con serietà e responsabilità. È essenziale che la ministra Meloni agisca con trasparenza e coerenza, garantendo la massima tutela degli interessi del Paese e della propria reputazione.

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